Tecniche di bonifica di amianto: 3 possibili procedure

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Che l’amianto sia un minerale particolarmente nocivo e pericoloso per la salute dell’uomo e dell’ambiente è ormai risaputo.
E’ stato infatti accertato che le fibre di amianto, se inalate, possono causare l’insorgere di gravi patologie a prevalenza cancerogena.

In Italia, l’utilizzo dell’amianto è stato vietato definitivamente nel 1992 con la legge 257.
Tale legge però non citava nulla sull’obbligo di bonifica dei siti contaminati.

Solo nel 2009, con la direttiva del Parlamento europeo in merito alla protezione dei lavoratori contro i rischi causati dall’esposizione all’amianto, il Senato ha annunciato il termine entro il quale devono essere bonificati i luoghi di lavoro e i locali pubblici.

Tipi di bonifica di amianto

La bonifica di amianto è un intervento molto delicato che deve essere eseguito da aziende specializzate ed equipaggiate della giusta attrezzatura.

Secondo la normativa in vigore, la procedura può essere diversa a seconda della gravità della situazione e soprattutto dell’eventualità che le fibre nocive del minerale vengano disperse nell’ambiente circostante.

Distinguiamo principalmente due tipologie di amianto:

  • l’amianto compatto che durante lo smaltimento non si sgretola, quindi non si corre il pericolo che rilasci particelle tossiche nell’aria;
  • l’amianto friabile che, come preannuncia il nome, rilascia un’enorme quantità di fibre nocive. Con il passare del tempo si disperdono nell’ambiente, soprattutto a causa degli agenti atmosferici. E’ il caso, ad esempio, dei tetti in amianto.

E’ evidente che è più agevole intervenire sull’amianto compatto, questo però non deve portare a sottovalutare la situazione. Il passare del tempo, l’usura, la scarsa manutenzione, causano deterioramento e danni irreparabili.

Nel caso dell’amianto friabile, bisogna agire ancora più tempestivamente ed è necessario l’incapsulamento dello stesso.

Stando a quanto appena detto, sono tre i tipi di procedura da poter adottare a seconda dello stato di conservazione del sito sul quale bisogna intervenire.

  • la rimozione, con questa tecnica si elimina ogni tipo di esposizione e rischio di dispersione nell’aria di sostanze pericolose. Vengono eliminate, conseguentemente, anche le cautele necessarie da adottare all’interno dell’edificio. Questo tipo di intervento, è però al contempo molto rischioso per gli addetti alla rimozione e viene prodotta una quantià considerevole di rifiuti speciali che necessitano il corretto smaltimento successivamente.
  • l’incapsulamento, necessario in caso di amianto friabile, questo tipo di attività non produce rifiuti. Viene eseguito con l’utilizzo di prodotti penetranti in grado di inglobare le fibre nocive del minerale e viene creata una pelliccola di protezione sulla superficie esposta.
  • il confinamento, quest’ultimo tipo di intervento prevede la costruzione di una barriera a tenuta stagna e resistente agli urti, che divide l’amianto dalle aree dell’edificio. E’ consigliabile, ove possibile, integrare questa procedura con quella d’incapsulamento per evitare del tutto la fuoriuscita delle particelle dannose, che altrimenti continuerebbero comunque a disperdersi all’interno del confinamento.

Ricordiamo ancora una volta l’importanza di rivolgersi ad aziende competenti e certificate per usufruire di tali servizi, a garanzia della sicurezza sui luoghi di lavoro e della riduzione di emissioni di sostanze pericolose.

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