Rifiuti sanitari: la classificazione

rifiuti sanitari

Che cosa sono i rifiuti sanitari?

Con il termine “rifiuti sanitari” sono indicati tutti quei rifiuti generati dalle strutture, sia pubbliche che private, “che svolgono attività medica e veterinaria di prevenzione, di diagnosi, di cura, di riabilitazione e di ricerca” (DPR n. 254/2003, art. 2).
Secondo la normativa attualmente in vigore, i rifiuti sanitari sono suddivisi in 10 differenti tipologie:

  • non pericolosi;
  • assimilati ai rifiuti urbani;
  • pericolosi non a rischio infettivo;
  • pericolosi a rischio infettivo;
  • con particolari metodi di smaltimento;
  • derivanti da attività cimiteriali;
  • speciali.

La normativa di riferimento per i rifiuti sanitari

Lo smaltimento dei rifiuti sanitari è disciplinato dal DPR n. 254/2003, affinché la gestione di questa particolare tipologia di rifiuti sia attuata nel totale rispetto dell’ambiente e della salute pubblica, sulla base di specifici e attenti controlli.
La classificazione di questi rifiuti avviene sempre tramite codice CER e la loro gestione da parte delle amministrazioni rimane inalterata, salvo specifiche direttive da parte del decreto vigente.

Come gestire i rifiuti sanitari

A seconda della tipologia di rifiuto sanitario il DPR n. 254/2003 indica in modo dettagliato la modalità di gestione opportuna rimandando, ove non specificato, al d. lgs. n. 152/2006, ovvero il Testo Unico del Codice dell’Ambiente.
In particolare la normativa indica:

  • rifiuti sanitari non pericolosi: questi rifiuti non presentano caratteristiche di pericolosità (come i rifiuti provenienti dalla pulizia dei locali o gli indumenti e i teli monouso), sono disciplinati dalle modalità di gestione dei normali rifiuti;
  • rifiuti sanitari assimilabili ai rifiuti urbani: in questa categoria sono compresi i pasti provenienti dai reparti non infettivi e il materiale riciclabile che, se non pericoloso e non infettivo, può essere smaltito con le stesse modalità dei rifiuti urbani;
  • rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo: comprende i rifiuti che arrivano dai laboratori di analisi o di diagnosi, sono smaltiti con le stesse procedure previste per i rifiuti non pericolosi;
  • rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo: sono quei rifiuti contaminati da agenti patogeni, in questo caso lo smaltimento deve avvenire seguendo una serie di precauzioni per prevenire eventuali infezioni. Il deposito, la raccolta e il trasporto sono disciplinati dalle stesse regole dei rifiuti pericolosi, mentre lo smaltimento deve avvenire attraverso la termodistruzione o la sterilizzazione in impianti specifici;
  • rifiuti sanitari che necessitano di specifiche modalità di smaltimento: questa modalità di smaltimento riguarda una serie di rifiuti indicati all’interno del comma 1, lettera h, dell’art. 2 del DPR 254/03, che devono essere eliminati tramite incenerimento. In caso invece di parti organiche o piccoli animali da esperimento, questi sono smaltiti con le stesse operazioni previste per i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo;
  • rifiuti cimiteriali: questa categoria di rifiuti deve essere raccolta in modo differenziato rispetto a tutti gli altri rifiuti di tipo urbano e, se necessario, possono essere depositati in uno spazio apposito e protetto all’interno del cimitero stesso dentro dei precisi imballaggi protettivi. Il loro smaltimento deve avvenire, secondo la normativa, all’interno di impianti autorizzati per questa specifica tipologia di rifiuti;
  • rifiuti speciali: questo tipo di rifiuti sono prodotti in strutture esterne rispetto a quelle sanitarie, ma sono comunque a rischio al pari dei rifiuti pericolosi infettivi. Per questo motivo devono essere gestiti allo stesso modo di quest’ultimi, con tutte le accortezze del caso.

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