Avere il sospetto di avere un tetto in eternit e non esserne completamente sicuri può rappresentare una fonte di timore e ansia.
Riconoscerlo e sapersi affidare a dei professionisti per lo smaltimento sicuro dell’amianto è fondamentale per la tutela della salute e dell’ambiente.
A causa dell’enorme pericolosità dell’amianto dimostrata dagli esperti, ormai da molti anni questo materiale è stato eliminato dal territorio nazionale.
Tuttavia, spesso si riscontra che numerose coperture di fabbricati piccoli o grandi e di abitazioni private sono realizzati in eternit.
Il fatto che sia ancora abbastanza diffuso è legato alla sua ampia diffusione in Italia nel periodo che va dagli anni 60 agli anni 80, periodo in cui ancora non si era a conoscenza della pericolosità per la salute e per l’ambiente.
L’amianto veniva utilizzato per la sua capacità di resistere al fuoco, alla trazione e agli agenti acidi.
La sua commercializzazione è stata bloccata agli inizi degli anni 90, dopo aver compreso che le fibre di amianto sono cancerogene e possono causare malattie a carico dell’apparato respiratorio.
Ma non è impossibile trovarlo ancora sui tetti delle case.
La sua presenza pone dinnanzi un rischio concreto soprattutto se tende a sgretolarsi e rilasciare nell’ambiente pericolose particelle inalabili.
Nella maggioranza dei casi, si tratta di coperture di tetti o rivestimenti delle canne fumarie che tendono ad essere friabili e a disperdere polveri sottili.
Un tetto in questo stato deve essere sottoposto ad uno smaltimento.
Come riconoscerlo?
Ad un occhio non esperto questa osservazione potrebbe risultare abbastanza complicata.
Ad ogni modo esistono alcune caratteristiche che potrebbero rendere l’identificazione veloce e precisa. Prima di tutto, si può prendere in considerazione l’anno di produzione.
Una tettoia realizzata dopo il 1994 è certamente realizzata in materiali non nocivi, quali ad esempio il fibrocemento ecologico.
Se invece risale a prima di quell’anno probabilmente è realizzato in eternit.
Un altro aspetto da osservare è il marchio di fabbrica.
Quest’ultimo può dare informazioni per rintracciare l’impresa edilizia che aveva realizzato il tetto e capire che tipo di materiali utilizzava all’epoca.
Qualora non sia possibile ricevere questo tipo di informazioni, potrebbe bastare un’osservazione visiva anche se risulta essere complicata per coloro che non hanno giuste competenze.
In genere, manufatti in eternit appaiono meno chiari rispetto agli equivalenti ecologici.
Inoltre, questi ultimi presentano solitamente un marchio ecologico che attesta l’uso di materiali non nocivi. Molte volte capita che un esame visivo potrebbe non bastare.
È bene, pertanto, affidarsi all’analisi di esperti specializzati i quali possono provvedere ad un corretto smaltimento dopo attenta osservazione del materiale.
Oltre alla fase di osservazione visiva, gli esperti nel settore provvedono all’estrazione di campioni da sottoporre all’analisi in laboratorio e attendono conferma dell’identità del materiale e relativo grado di tossicità.
Solo avvalendosi dell’aiuto professionale si può esser certi di provvedere ad una bonifica attenta del proprio tetto in eternit.