Eternit: come riconoscerlo

Secondo le aspettative di chi lo aveva ideato, doveva durare per sempre: stiamo parlando dell’Eternit, nome commerciale di un materiale molto in voga tra gli anni 30 e 60 del Novecento. Di comune impiego nella costruzione di edifici, è stato al centro di polemiche e di vicende giudiziarie per la sua pericolosità, fino al ritiro definitivo. 


Ancora oggi, sono ancora in molti a dover fare i conti con strutture di vario tipo in amianto cemento, magari per aver acquistato un immobile datato e mai sottoposto a bonifica. Il punto è, quindi: esiste un modo per riconoscerlo? Di seguito daremo una risposta dettagliata. 

Eternit, che cos’è


Per riconoscere l’eternit, bisogna prima sapere di cosa si tratta. Questo materiale, in passato molto utilizzato per le tubature e per le coperture dei tetti, deve la sua prima realizzazione all’ingegnere Ludwig Hatschek nel 1901.


È composto da fibre di amianto (detto anche asbesto) avvolte da una copertura di cemento. Non c’è dubbio sul fatto che l’idea iniziale fosse buona: introdurre un composito estremamente versatile e con accettabili caratteristiche di resistenza, adatto a molteplici impieghi in campo edilizio e non.


Tuttavia, in seguito a numerose vicende giudiziarie che ne mettevano in luce i rischi per la salute, fin dai primi Anni 90 del secolo scorso è stato classificato tra i materiali pericolosi. Risale proprio a quel periodo il ritiro dal commercio, contestualmente alla promulgazione della Legge 257/92 riguardo la rimozione, lo smaltimento e la bonifica di amianto.

Riconoscere il fibrocemento di vecchia generazione


Distinguere l’eternit da altri materiali a occhio nudo non è difficile, ma come ogni metodo empirico non può essere attendibile al 100%; esige molta attenzione e conferme da parte degli addetti ai lavori. Guardando l’involucro di cemento, infatti, è possibile notare delle fibre, leggere e di forma aghiforme, in trasparenza. 


Una volta individuato il potenziale pericolo, è bene sottoporre ad analisi un campione, richiedendo l’intervento di personale qualificato. Mai estrarre un pezzo di amianto cemento da soli: la parte filamentosa, fortemente friabile, potrebbe essere inalata e finire nei polmoni, favorendo l’insorgenza del mesotelioma pleurico anche a distanza di anni. 

Gli esami per individuare l’Eternit


Il primo test consiste nell’estrarre una porzione di materiale dalla struttura, sigillare i filamenti scoperti con una resina speciale e portarlo ad analizzare. Lo screening, effettuato presso laboratori certificati e specializzati per esaminare i rifiuti, darà uno dei seguenti esiti:


• positivo per campioni privi di amianto
• negativo in presenza di fibre.


Se la prova conferma la presenza di fibro cemento di vecchia generazione, gli operatori procederanno a un secondo esame per individuarne le percentuali e rilevare altri dati. Questi serviranno a valutare i passi successivi, con cognizione di causa. 

L’importanza di riconoscere il vecchio fibrocemento (e di annullarne i danni)


Alla luce di quanto abbiamo esposto, l’Eternit è un materiale pericoloso per la salute. La disgregazione dell’involucro in cemento scopre i filamenti di amianto, suscettibili di rottura e dispersione nell’aria. 


L’inalazione di frammenti di fibre e polveri in sospensione comporta un elevato rischio di insorgenza di tumori a carico dei polmoni, spesso riconoscibili solo in fase avanzata o, peggio ancora, terminale. 


Al fine di ridurre al minimo tale eventualità tra la popolazione e per eliminare l’amianto ancora presente in molti edifici, lo Stato ha deciso di stanziare dei fondi ad hoc sia per le aziende sia per i privati cittadini. Un motivo in più per richiedere una consulenza mirata e intervenire di conseguenza.

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